Rottamare. Senza se e senza ma.


È stato soltanto un voto di protesta, quello di domenica scorsa, o al contrario si è trattato di una svolta epocale? Non è la prima volta che nella storia politica dell’Italia repubblicana partiti relativamente nuovi conquistano valanghe di voti, catturando l’insoddisfazione popolare. Era già successo nelle elezioni per l’Assemblea Costituente con l’Uomo Qualunque di Giannini, e nel 1994 con Forza Italia e con la Lega. Nel primo caso, il movimento è durato poco più dello spazio del mattino, nel secondo si è trattato di un fenomeno tutt’altro che passeggero.
Ma lo tsunami provocato dal Movimento 5 Stelle va oltre questi precedenti: l'impressione è che , questa volta, non si sia trattato di un voto di protesta e basta. Il successo di Beppe Grillo non ha decretato soltanto la fine della vecchia politica, ma di un intero sistema, della forma partito così come siamo stati abituati a concepirla. 
Il voto di domenica scorsa è stato un voto quanto mai di opinione, corroborato, in questo, dal sistema elettorale che non prevedendo il voto di preferenza attenua il legame tra i candidati e l’elettorato. Non a caso il Movimento 5 Stelle ha stravinto anche in provincia di Foggia, dove la lista non presentava alcun candidato locale.

Il voto di opinione mette fatalmente in secondo piano gli apparati di partito, la loro capacità organizzativa. E poi, i vecchi partiti ci hanno messo del loro, rinunciando ai vecchi strumenti di “propaganda” e di attrazione del consenso popolare. Pochissime manifestazioni di piazza (al contrario di Grillo, che in piazza c’è andato, eccome), nessuna campagna elettorale “porta a porta” come s’usava un tempo, mentre invece i “grillini” battevano costantemente strade e zone pedonali, a parlare con la gente.  Non è vero per niente che Grillo ha vinto grazie al web: ha vinto perché è sceso in piazza, ci ha messo la faccia.
La ferita è aperta soprattutto nel centrosinistra, che tra le diverse coalizioni in campo è quella nel cui dna c’è l'idea più radicata forte di partito.
Tra i molti errori commessi dal Pd, c’è stato anche quello di aver eccessivamente enfatizzato le primarie, come se bastasse affidare a questo strumento (spettacolare, ma del tutto inefficace se si tratta di promuovere e selezionare una nuova classe dirigente) la risposta alla palpabile ansia di rinnovamento della politica, la domanda di buona politica che si percepiva distintamente negli umori dell’opinione pubblica.
Adesso il problema non è neanche più di uomini, ma di metodi, della necessità di un rinnovamento radicale ed irreversibile. 
La nostalgia per quel che avrebbe potuto accadere se alle primarie si fosse imposto Renzi anziché Bersani è poco più che un discorso sul sesso degli angeli. Più che invocare adesso che la frittata è fatta il sindaco di Firenze come salvatore della patria, bisogna avere il coraggio di applicare la sua ricetta, senza infingimenti. Rottamare, senza se e senza ma.

Commenti

Giovanni Dello Iacovo ha detto…
Stavolta, caro Geppe, condivido tutto (tranne il titolo spicciativo). Penso, però, che senza l'eco delle tv e l'ammiccamento dell'establishment, al 25% MV5S non ci arrivava.
Unknown ha detto…
... il nuovo non viaggia solo su reti telematiche, per essere valido deve incarnarsi in testimonianze visibili, in presenze territorialmente radicate. Nell'epoca della crisi delle ideologie, con il tramonto dell'associazionismo operaio, e delle reti di solidarietà, si è tentati di sotto dimensionare l'importanza delle comunità nella loro capacità di fondare una rete di relazione forte e, attorno a questa, vivificare e dare spessore all'universo della vita quotidiana. Con il fenomeno "Grillo" abbiamo raggiunto il massimo della vaquità, dando vita ad una rappresentanza parlamentare nuova ed evanescente senza radici, abbiamo delegato gente che nemmanco conosciamo. E' stato sufficiente cliccare per dargli vita, una vita senza importanza, tant'è che la valanga di voti, pervenuti a Grillo dalla provincia di Foggia, non ha sortito alcun rappresentante, tanto è divenuto ininfluente il rappresentare. Queste non sono state elezioni politiche ma un referendum per ridimensionare la "Casta". Chiunque l'avrebbe vinto. Ora però bisogna governare un Paese ed è tutta un'altra storia.
Unknown ha detto…
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto…
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Unknown ha detto…
Ho parlato con alcuni elettori di Grillo.
Sicuramente c'è la protesta, ma molti si sono presi la briga di leggere il programma e si sentono rappresentati dai temi proposti sia per la riforma del sistema politico che per alcune istanze economico-sociali.
Il voto al PD o a SEL è sicuramente di appartenenza/rappresentanza, ma ho provato a fare una rapida verifica: nessuna delle persone che ha votato Italia Bene Comune ha compreso quali siano i termini essenziali della proposta politico-programmatica. Io stesso ho votato
la coalizione di centrosinistra per appartenenza, per infliggere una sconfitta definitiva a Berlusconi e al berlusconismo e in quanto mi fa paura la deriva populista pur presente nel movimento 5 stelle.

pongo a questo punto due domande semplici:
sulle politiche agricole quali risposte fornisce la coalizione?
si è per il superamento della "impresa familiare"?
si intende affrontare il tema della microframmentazione della proprietà? con quali strumenti;
si intendono favorire processi di aggregazione significativa dell'Impresa agricola, con quali strumenti?
si intendono realizzare grandi opere per favorire l'agricoltura ad esempio della capitanata; la provincia di Foggia ha poca acqua ma il Molise ne ha tanto, si intende andare avanti con il delirio del regionalismo che divide l'Italia e rende impossibile la pianificazione di politiche di livello adeguante ai mercati globali?
quanti sono gli elettori appartenenti al mondo agricolo pugliese che conoscono le proposte del centrosinistra su questi temi?
quale il meccanismo di appartenenza/rappresentanza su questi temi?

Lo stesso discorso può essere fatto per il tema del settore industriale.
quanti sono gli elettori informati che hanno capito che si punta al lardo di colonnata o al turimo, alla produzione di minigonne molto belle e quanti invece pensano che si punta all'industria vera?
in quali settori tecnologici strategici? con quali capitali? con quale tipo di coinvolgimento della ricerca?
io ho invece la sensazione che sia stato clonato all'infinito il modello D'Alema e tutti stiamo li a discutere di schemi e di tattiche:
la questione a cui tutti sono impegnati nel bar Sport della politica attualmente è: è stata sbagliata l'alleanza con sel andava fatta quella con monti o viceversa;
oggi si tratta con Grillo anzi non col pdl;
nessuno vede gli elettori ma solo gli eletti. nessuno vede i temi economici dello sviluppo e della crisi ma si vede solo la politica che si osserva al suo interno.

Ma chi non frequenta il bar sport della politica ha bisogno di altre risposte. Avverte la crisi perché teme di essere licenziata, si chiede se deve licenziare o se deve proprio chiudere, si chiede se deve partire e andare all'estero ….

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