La nuova, "grande" Capitanata surclassa il Salento
C'è chi comincia a fare i conti sulle ripercussioni - geopolitiche ma anche economiche - che la "Puglia quadripolare" sancita dalla Riforma delle Province provocherà nello scacchiere regionale. Come si sa, in base al decreto approvato dal Governo, che dovrà essere convertito in legge dal Parlamento, le province pugliesi si ridurranno da sei a quattro: la provincia di Bari si trasformerà in area metropolitana; la provincia di Foggia incorporerà quella della Bat (e forse anche Molfetta, che non vuol stare con il capoluogo regionale), le province di Taranto e di Brindisi si unificheranno (con capoluogo Taranto), la provincia di Lecce resterà tale e quale è oggi.
Un autentico terremoto prima di tutto geografico, quello che si verificherà se il Parlamento approverà il decreto legge, senza conversioni, che sembrano piuttosto improbabili, soprattutto per quanto riguarda la nostra Regione. Va ricordato che la riforma non riguarda soltanto le amministrazioni provinciali (che saranno comunque le prime a subirne le conseguenze), ma anche tutti gli uffici metropolitani dello Stato attualmente organizzati su scala provinciale: prefetture, questure, intendenze di finanza e via dicendo.
Chi ci guadagnerà e chi ci rimetterà nella nuova geografia pugliese che si va profilando? La nostra tesi è che ad averci tutto da guadagnare sarà soprattutto la Puglia settentrionale, che vedrà la luce con l'incorporamento della Bat con la Capitanata. La riforma potrebbe insomma influenzare in modo particolarmente incisivo la competizione tra i territori che è divenuta particolarmente vivace negli ultimi anni, penalizzando quel Salento che aveva recitato la parte del leone. Mentre il polo settentrionale e quello centrale si consolidano - il primo con l'accorpamento Foggia-Bat, il secondo con la trasformazione in città metropolitana, la Puglia meridionale diventa più fratine: il sogno del Grande Salento esce decisamente ridimensionato dalla nuova cartina geografica pugliese.
Più o meno la stessa tesi viene sostenuta da un articolo comparso in questi giorni sul sito "La terra di Puglia".
Emblematico il titolo "Economia pugliese: la grande Capitanata davanti al Salento", così come la sottolineatura della "grandezza" della Capitanata. Già prima della riforma, la provincia di Foggia deteneva uno dei più estesi territori: questa risorsa viene ulteriore accresciuta dal matrimonio con la Bat.
L'articolo riflette sugli equilibri interni che si vanno profilando a seguito della riforma. L'indicatore che viene preso in considerazione è quello della ricchezza prodotta. La classifica attuale - come si legge nel post - posiziona Bari in testa alla classifica, con 22.1 miliardi di ricchezza prodotti, seguita da Lecce con 11.68 miliardi, Taranto con 9.35 miliardi, Foggia con 9.25 miliardi, Brindisi con 6.04 miliardi e BAT con 5.27 miliardi."
Questo è lo stato dell'arte, destinato però a mutare sensibilmente con l'avvento della Puglia quadripolare. Stando ad alcune proiezioni riprese nell'articolo de "La terra di Puglia, "l’accorpamento di Foggia con BAT e Molfetta – città che ha già fatto sapere di non voler essere inclusa nella nuova Bari metropolitana -darebbe luogo ad una grande Capitanata con 15.32 miliardi di euro di ricchezza prodotta, seconda quindi soltanto all’area metropolitana di Bari. L’unione di Taranto con Brindisi, dal canto suo, porterebbe a 15.4 miliardi totali di ricchezza, sebbene agli stessi vadano dedotti poi i 568.85 milioni di Fasano che ha tenuto un referendum per essere accorpata con Bari metropolitana, riducendo in questo modo il valore di Taranto Brindisi a 14.83 miliardi. Per Lecce, invece, si profila un ultimo posto: se Brindisi avesse optato per un accorpamento con questo capoluogo, sarebbe nata una provincia più equilibrata e dal valore aggiunto pari a 17.16 miliardi, il secondo in Puglia."
D'ora in poi, la voce ed il peso della Provincia di Foggia - sempre che la classe politica e dirigente riescano a farlo sentire con il necessario pressing - sono destinati a crescere.
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