Il vero problema è il Sud nel Sud (di Maurizio De Tullio)

Sul ruolo e il potere dell’informazione, tema sollevato in un post da Andrea Di Gioia, e che, a suo dire, sarebbe tutta nelle mani di “monopolisti” del Nord, sono pronto a un confronto. Mi permetto per ora di fare chiarezza sul punto: al Nord certe notizie (come quelle sui roghi o la corruzione da lei citati) circolano quanto al Sud, con la differenza che qui (cito la Biblioteca Provinciale, dove lavoro) le pagine della “Gazzetta dello Sport” sono molto più consumate – non oso citare “Repubblica”, “CorSera” o “Sole 24Ore” – di quelle della “Gazzetta del Mezzogiorno”.
E lo sono non ad opera di nullafacenti, pensionati o utenti di passaggio, ma da quelle che consideriamo le future “classi dirigenti” della Città o del Paese, cioè i nostri laureati e specializzandi.
Il tema è perché, pur avendone i mezzi, i nostri media locali non decollano neppure a livello sovra provinciale. Né vale a parziale giustificazione il fatto che per molti anni ci è andata di traverso una pesante crisi economica, perché il nostro mancato sviluppo a livello mediatico risale a molto tempo prima.
Evito di citare giornali locali che considero letteralmente “quotidiani fantasma”, i cui indici di vendita farebbero arrossire qualunque investitore! E che la crisi economica e di fiducia nei confronti dei media tradizionali ci sia stata e in parte ci sia, è indubbia. Ma al Nord i giornali (parlo di quelli locali in particolare: forse le è sconosciuta la straordinaria realtà dei bi e trisettimanali che si pubblicano in Piemonte per es.) non chiudono, si leggono e, soprattutto, hanno uno straordinario rapporto col territorio e le comunità, elementi strategici – questi ultimi – su cui riflettere e che, a mio avviso, sono uno dei tratti distintivi che fanno la differenza tra Nord e Sud. Mi pare lo accennasse anche Teresa Silvestris, le cui molteplici considerazioni mi trovano abbastanza d’accordo.
In Puglia vi sono due soli quotidiani leader territoriali: uno è di Bari (“La Gazzetta del Mezzogiorno”, certamente il più autorevole) e vende 23.000 copie tra Puglia e Basilicata (nel 2002, però, vendeva 61.000 copie…); l’altro è di Lecce (il “Nuovo Quotidiano di Puglia”) e vende 13.000 copie tra Lecce, Brindisi e Taranto, perché solo lì è diffuso.

E Foggia? Molti miei detrattori – webeti a tempo pieno su LM e sulla sua Pagina Fb – si sentono offesi quando accuso i miei concittadini di essere amanti dei Grandi Numeri all’interno di ragionamenti del tutto autoreferenziali. E ora si offenderanno chissà quanto nel leggere il quadro riassuntivo della informazione stampata e televisiva locale:
1. Numero di quotidiani editi a Foggia: 4 (l’edizione di Capitanata della “Gazzetta del Mezzogiorno”, “Quotidiano di Foggia”, “l’Attacco” e “il Mattino di Foggia”). Credo che nel complesso non vendano più di 4.000 copie. Diversamente attendo da loro smentite con fatture alla mano. Ma in un decennio e oltre nel capoluogo sono nati e morti anche altri tre quotidiani (“Foggia Sera”, “il Meridiano”, “La Grande Provincia”) che complessivamente forse non vendevano nemmeno mille copie!
2. Numero di settimanali attualmente editi a Foggia: 0 (zero). Fino a qualche anno fa si pubblicavano due freepress (“Foggia & Foggia” e “Viveur”) e il giornale diocesano “Voce di Popolo” oltre a svariati fogli sportivi ed altri di diversa periodicità, ovviamente tutti a distribuzione gratuita.
3. Numero di emittenti televisive foggiane: 4 (“Teleblu”, “Teleradioerre”, “Teledauna” e “Telefoggia”). Complessivamente gli indici di ascolto sono così bassi che per pudore non oso nemmeno citarli. Nessuna di queste nostre emittenti è nella top ten delle TV più rappresentative di Puglia (sulle 6 pugliesi… 4 sono baresi e 2 della B.A.T.!) come si evince dai dati Auditel per il periodo gennaio-luglio 2017. 
Volendo fare, invece, un passo indietro, questi sono i dati regionali per la Puglia del 2005 e includenti le prime 11 TV locali:

Puglia

TELENORBA PUGLIA:  1.481.057
TELEDUE PUGLIA:  499.369
TELEREGIONE COLOR PUGLIA:  279.003
TELEDEHON PUGLIA: 151.861
STUDIO 100 TV PUGLIA: 148.977
TELERAMA PUGLIA:  127.837
TELEPUGLIA PUGLIA:  124.870
TELESVEVA PUGLIA:  103.286
RTS TELE RADIO SALENTO PUGLIA: 59.724
TELEBARI PUGLIA:  42.100
TELEBLU PUGLIA:  29.590

L’unica della Capitanata presente in graduatoria era proprio l’ultima, la foggiana “Teleblu”, con 29.600 spettatori. La prima, manco a dirlo, la barese “Telenorba” con quasi 1.500.000 di spettatori giornalieri che con la figlia maggiore “Teledue” arrivava a quasi due milioni. Significherà pure qualcosa se l’emittente conversanese nacque negli stessi giorni (era il 1976) in cui a Foggia nascevano le prime TV locali.
Le scelte, l’evoluzione, i risultati acquisiti e fortificatisi dal Gruppo Telenorba anno per anno non sono dipesi da potenti strateghi e banchieri del Nord… E la cosa divertente (si fa per dire) è che, ieri come oggi, i titolari delle nostre TV locali spendono miliardi per la parte tecnica e per l’alta frequenza (ma basta un po’ di maltempo per perdere il segnale!) e quasi niente per incrementare le redazioni, ben pagare chi vi lavora e selezionare il personale giornalistico. Questione di scelte e di priorità ma che poi si pagano, coi risultati che abbiamo visto.
Infine, su 17 emittenti radiofoniche presenti in Puglia nel 2015, Aeranti ha rilevato la presenza di ben… zero emittenti foggiane o di Capitanata!
Recentemente uno sconosciuto commercialista del Basso Tavoliere s’è involato in costosissime operazioni finanziarie che hanno riguardato il Foggia Calcio (oggi in serie B) e la comunicazione televisiva, rilevando ben tre emittenti (“Teleradioerre”, “Teledauna” e “RadioNova”) e provando a lanciarne una quarta, che a suo dire sarebbe tutto un programma. Secondo lei, che speranza avrà la Capitanata di promuovere almeno una voce che, nel dare… seriamente voce al territorio, possa anche farsi largo tra le maglie asfittiche dell’emittenza privata barese e salentina? Nessuna, ovvio.
La parcellizzazione, il non saper o voler fare squadra tra imprenditori avveduti (se mai ce ne sono in questo settore), il guardare al proprio territorio (che, per quanto vasto è pur sempre un orticello) al solo scopo di ottenere possibili consensi elettorali, sono temi forti su cui riflettere. E dire che il digitale apre porte che fino a ieri nemmeno immaginavamo, sia sul piano della bassa che dell’alta frequenza.
Chiudo con una notizia che è anche una amara sottolineatura. “La Gazzetta del Mezzogiorno”, in occasione del 130° anniversario della sua fondazione, ha dato vita ad una bellissima collana di racconti a fumetti (tutti a colori e in vendita a soli 5 euro), i cui temi si richiamano alla storia della Puglia e del Mezzogiorno, a personaggi e luoghi delle nostre terre. Autori dei testi e disegnatori sono quasi tutti pugliesi.
Fino a questo momento sono stati pubblicati, in collaborazione con Hazard Edizioni di Milano, sei volumi, metà dei quali dedicati alla Capitanata (Vieste, Monteleone di Puglia e Foggia). Confesso di aver perso l’acquisto del primo (“La marea. Un’estate al Pizzomunno”) ma non gli altri due (quello dedicato alle Leonesse di Monteleone e quello, testé uscito, ambientato nel ‘Gran Ghetto’ di Rignano-San Severo).
Secondo lei, Signor Di Gioia, quanti foggiani avranno acquistato questi volumi che, con buona tecnica narrativa e fumettistica, riescono a riassumere egregiamente fatti e vicende di Capitanata, di ieri e di oggi? Potrebbe rispondere per me il Prof. Licinio, che in altro post e sul tema del reale (cioè fittizio…) interesse culturale che si registra a Foggia, ha ben detto.
Beh, questi volumetti saranno stati acquistati forse solo da una cinquantina di foggiani su 160.000 abitanti. Ma non è solo questo il rilievo che, mestamente, pongo. La casa editrice che li cura e li edita è milanese, certo, ma sceneggiatori e fumettisti sono quasi tutti di Foggia! Autori che nessuno conosce, benché nostri concittadini, “andati via in un altrove” che li ha accolti e ha permesso loro di realizzarsi. Eppure a Foggia le case editrici non mancano.         
Il caso dei fratelli Nando e Denisio Esposito, da anni firme di punta della Bonelli Editore (disegnano Tex, Zagor, Nathan Never ecc.) è un caso inverso e raro – perché non si sono mai spostati da Foggia – ma si tratta della classica eccezione che conferma la regola, disegnatori che tra l’altro, mi onoro di aver scoperto e pubblicato per primo a metà degli anni ‘80.
Riassumendo, mi limito a ricordare che la materia prima per gli investimenti qui (a quanto pare) non manca. Sbagliate sono le scelte, i ‘riduzionismi’.
Inserra insiste nel tessere le lodi alla bellezza del web e dei Social. Magari fosse come sostiene il mio grande amico Geppe! Io non ci vedo nulla di straordinario, visto che fino a 30 anni fa senza internet, senza telefonini, senza agili computer e tanto meno senza pc portatili, senza tablet, senza fotocamere e camcorder digitali e con pochi soldi facevamo ‘Qui (a) Foggia’ giornali ed emittenti radiotelevisive che un segno, bene o male, lo hanno lasciato. E poi, cosa è successo?
Poi c’è stata l’evoluzione tecnologica legata allo sviluppo di nuove tecnologie che hanno decretato l’esplosione del web e l’idea che la democrazia risieda solo lì, dove prosperano i webeti, dominano le fake-news e si eleggono sindaci con qualche decina di “Mi piace” on line.
Lei, Sig. Di Gioia, si chiede, dopo il successo del suo percorso professionale nel Nord Italia, “Come mai questi professionisti [come lei] riescono[ad affermarsi] pure avendo in sè il peccato originale di essere nati e cresciuti al Sud? Al contrario è la nostra cultura a dar loro una marcia in più, ne sono sicuro e l'ho verificato a Londra, dove in "campo neutro", i meridionali vincono quanto a risultati 9-1.       
Quello che mi avvilisce maggiormente in ciò che vedo: il complesso d'inferiorità istituzionalizzato. Certo, ricordo quando a scuola ci veniva insegnato che gli eroi dell'unità d'Italia avevano trovato un Sud arretrato e faticato per portarlo allo stesso livello. Non era così, io l'ho capito dopo, ma non tutti hanno le possibilità per poter cambiare a posteriori la propria opinione. Questo è istituzionalizzare l'ignoranza e cancellare l'identità.
Su questo terreno non mi troverà molto d’accordo, Sig. Di Gioia, pur ammettendo senza problemi che il nostro Sud ha subìto trattamenti discutibili, ritardi negli interventi, disparità in più di una occasione. Ma queste parzialità non possono offuscare i nostri limiti, le incapacità, le connivenze, il familismo che sono le vere palle al piede di un decollo sempre rimandato.
L’amico Inserra, che è stato un grande innovatore a livello informatico e del web, esalta le virtù dei Social ma commette il solito errore di noi meridionali: filosofare, al cui interno ci metto molte cose, che è anche uno dei limiti – se non erro – da lei stesso segnalati in un post. Questo va bene quando si deve affrontare un tema o una questione, ma quando siamo di fronte ad una emergenza, come quella culturale ed economica, il filosofare a un certo punto deve fermarsi: categoricamente!
Sono tre anni che attendo dall’amico Inserra un sì o un no (e non un “parliamone”, che so quando comincia ma non quando finisce!) rispetto all’ipotesi di creare da ‘Lettere Meridiane’ una costola cartacea, cioè una rivista mensile o bimestrale che – guarda un po’! – crei anche qualche posto di lavoro.
Modestamente ho inventato (da disoccupato!) “La Città Bazar”, un giornale che ho seguito dal 1987 al 1995 e che era regolarmente in vendita. Si trattava di un perfetto mix di annunci gratuiti, informazione, sport e rubriche, che ha dato due posti di lavoro e ben remunerato la tipografia che lo stampava. Con le sue 2.000 copie vendute era il secondo giornale più diffuso in Capitanata dopo “La Gazzetta del Mezzogiorno”!
Ho poi creato una rivista (“Diomede. Tra passato e futuro”) che a detta di molti non se ne era mai vista una simile in Capitanata e che è durata solo due anni (anche) a causa degli errori organizzativi dei due generosi amici editori.
Bene, da tre anni aspetto che Inserra o altri mi mettano alla prova, per dimostrare come anche in periodo di crisi, qui, nel profondo Sud, sia possibile scommettere in editoria culturale e creare qualche posticino di lavoro, anche senza guardare eventuali agevolazioni di legge.
Tre anni e nessuna risposta concreta. Devo volare anch’io a Londra o Milano? No, perché l’età e il lavoro non me lo consentono. Ma smettiamola con questa storia del Sud bastonato e volutamente tenuto al guinzaglio per il bello e cattivo tempo dei “dominatori” del Nord.
Non crede anche lei, Sig. Di Gioia, che a Londra quel 9-1, dopo 156 anni, sia patrimonio e – soprattutto – espressione di “italiani” e basta?
Insomma, per dirla tutta, è vero che esiste una Italia a doppia velocità ma c’è anche un Sud nel Sud che è quello che mi preoccupa di più.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)


Commenti

Unknown ha detto…
Il quadro dell’informazione stampata e televisiva foggiana delineato da Maurizio de Tullio è realistico ed impietoso. Anche i panorami delle attività degli altri ambiti cittadini (non tutti, per fortuna) sono egualmente deprimenti e mortificanti, anche se il settore dell’informazione è di vitale importanza per lo sviluppo del territorio, in quanto dovrebbe presentare e analizzare lo stato delle cose ed avanzare proposte e prospettare soluzioni ai problemi della città.
Si avverte l’esigenza di uno strumento di comunicazione e di studio che svolga questo compito essenziale, anche perché l’istituzione comunale non pensa a realizzare indagini socio-antropologiche sulla situazione cittadina, per poter progettare interventi per lo sviluppo e la prospettiva della città futura, con una visione lungimirante ed un’azione non legata solo al quotidiano. Anche sul piano degli eventi culturali, essa si limita a recepire e promuovere (lodevolmente) le proposte individuali o di associazioni culturali, e non svolge un’attività di coordinamento delle varie iniziative (magari con l’ausilio di un comitato costituito dai rappresentanti delle organizzazioni culturali), non realizza una progettazione coerente e di lunga visione, non basata su interventi episodici, con semplice affastellamento di eventi, difettando, insomma, di una prospettiva di politica culturale di ampio respiro che dovrebbe sfociare, se attuata, in una programmazione periodica (comunicata con la pubblicazione di bollettini mensili, come avviene in altre città) delle varie attività cittadine, con l’eliminazione, tra l’altro, della sovrapposizione nello stesso giorno di eventi culturali ed artistici in sedi diverse e con l’assenza degli stessi in altri periodi.
Purtroppo, il male di Foggia è rappresentato dalla scarsa sinergia tra i diversi operatori culturali e dell’informazione presenti nella città, tra i quali pure vi sono personaggi di talento e noti anche a livello nazionale (basti pensare – solo per fare qualche esempio – a scrittori e artisti come Paolo de Caro o Rossella Palmieri, tra i vincitori del Premio internazionale Lago Gerundo di Paullo-Milano per la saggistica teatrale, o Davide Grittani, concorrente allo Strega, o il gruppo di Spazio 55 o un importante scultore come Christian Loretti, per non parlare di tanti che son dovuti emigrare). Bisogna anche dire che tentativi riusciti, almeno in parte, di collaborazione si realizzano tra benemerite istituzioni culturali (come la Fondazione dei Monti uniti, Apulia felix, la libreria Ubik ed alcune Scuole), ma la tendenza dovrebbe essere irrobustita ed estesa a tutte le componenti del tessuto culturale cittadino. (continua)
Unknown ha detto…
Foggia è una città non priva di competenze e di figure anche di eccellenza , come si è detto, ma che coltivano, ognuna, il proprio orticello, spesso senza rapportarsi con gli altri operatori del settore, ed anche l’Università – che pure costituisce una grande risorsa per la città- spesso è avulsa dalle dinamiche del territorio, anche perché svolge la propria attività e realizza le iniziative soprattutto al mattino e con scarsa comunicazione o pubblicità.
Di fronte a questa situazione, l’idea, lanciata da Maurizio, di realizzare una rivista cartacea, da affiancare alla virtuale rassegna di “Lettere Meridiane”, dovrebbe essere sostenuta e resa operativa.
Veramente la prima riunione per la costituzione della rivista si tenne qualche mese fa ed in essa furono delineate alcune ipotesi di lavoro e di sviluppo dell’iniziativa.
Si parlò di un editore interessato, della pubblicazione in digitale, del sistema di abbonamenti: un centinaio di lettori di “L.M” per coprire i costi dell’ operazione, oltre alla vendita nelle edicole e librerie.
Per quanto riguarda la strutturazione dei contenuti della rivista, avanzai l’idea di una pubblicazione con periodicità quadrimestrale di 80-100 pp. a carattere parzialmente monografico. Le prime 40-50 pp. dovrebbero essere dedicate ad un tema da analizzare e sviluppare in tutti gli aspetti con interventi di esperti nel ramo, in modo da precisare la situazione presente e prospettare ipotesi e soluzioni per lo sviluppo del campo considerato.
Verrebbe così a configurarsi una rivista di studio delle situazioni e dei settori e di approfondimento dei problemi della vita della città, e di contributi di proposte e suggerimenti, ponendosi essa come interlocutrice e stimolo per l’istituzione comunale e le associazioni di categoria (tra cui è benemerita la Camera di commercio per le indagini statistiche sull’economia cittadina).


Le seconde 40 o 50 pp. della rivista dovrebbero comprendere una decina di rubriche, dedicate alla registrazione degli eventi e accadimenti relativi ai vari settori: economia e lavoro; edilizia ed urbanistica; le Scuole; l’Università, l’Accademia e il Conservatorio; Biblioteche e musei; l’associazionismo e il volontariato; la salute e le strutture ospedaliere; l’arte; la letteratura; gli spettacoli; la religione e l’etica; lo sport (e non solo il calcio).
Questi settori dovrebbero anche costituire le tematiche della sezione monografica della rivista, quattro delle quali dovrebbero essere individuate all’inizio di ogni anno, assegnate ad un responsabile che dovrebbe realizzare, con l’aiuto della redazione, una programmazione con vari contributi e interventi, con la possibilità di organizzazione di tavole rotonde sugli argomenti trattati, con il coinvolgimento delle istituzioni e con l’apertura di un pubblico dibattito.
Spero che tali ipotesi non siano da confinarsi nel mondo dei sogni poiché la loro realizzazione implica un lavoro serio e ricerche puntuali e approfondite (e non remunerate) che non tutti i “chiamati” si sentono di affrontare.
Una prima avvisaglia della carenza di impegno e di partecipazione (ed è probabilmente questo il motivo per cui Geppe si è raffreddato nell’idea) si è avuta proprio nella prima riunione poiché si è dovuto constatare l’assenza della quasi totalità degli operatori culturali, artistici, dell’informazione, della istituzioni pubbliche, del volontariato e dell’associazionismo (fra cui mi ha sorpreso quella di Maurizio).
Luigi Paglia

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