Renzo e Lucia alle falde del Gargano

Vi piacerebbe, cari amici e lettori di Lettere Meridiane, leggere una storia come quella dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, ambientata però sul golfo di Manfredonia, e non tra Como e Milano? Se sì ditelo, e sarete serviti.
La meritoria opera di digitalizzazione di Google (grazie di esserci, Big G) ha reso da poco disponibili i due tomi di un romanzo storico poco conosciuto (a dirla tutta, praticamente sconosciuto), le cui vicende si dipanano appunto tra Gargano e Manfredonia. Renzo e Lucia di casa nostra vivono rispettivamente nel Castello di Manfredonia e in quello dirimpettaio di Monte Sant’Angelo.
Viscardo di Manfredonia, questo il titolo del romanzo (che viene però definito racconto nel frontespizio dei due volumi che lo compongono), venne stampato a Napoli, presso la Tipografia dell’Ancora, ubicata nel largo S.Macellino, 2, nel 1854.
Il successo arriso al romanzo dovette essere ragguardevole, se lo stesso anno ne venne pubblicata una seconda edizione, sempre a Napoli, questa volta presso Gli editori proprietari che avevano loro tipografia in vico Celso a Toledo, 22.
Autore del romanzo è Francesco Prudenzano, pugliese dimenticato (la sua Manduria gli ha intitolato una strada e una scuola, ma nel sito web dell’istituto nulla si dice a proposito dell'illustre personaggio) che andrebbe invece riscoperto e valorizzato.

Insigne letterato e patriota, prese parte alla difesa di Venezia assediata nel 1948-49.  Insegnò Estetica e letteratura italiana all’Università di Napoli, della cui biblioteca fu vicedirettore. Si distinse soprattutto per gli studi e le opere di storia della letteratura italiana, disciplina di cui viene ritenuto uno dei precursori.
Poeta, narratore e drammaturgo, ha lasciato una copiosa e variegata produzione di opere, tra cui figura appunto Viscardo di Manfredonia, la cui circolazione era fino a qualche settimana fa limitata ai bibliofili ed agli appassionati di libri rari.
Proprio ad uno di essi, Antonio Latino, studio di Manfredonia, si deve una delle poche recensioni del romanzo, pubblicata qualche anno fa dalla rivista della Biblioteca Provinciale, La Capitanata.
“Nel secolo che vide il fiorire di questo genere letterario reso celebre dal divo
Alessandro Manzoni e coltivato da suo genero, il Conte Massimo d’Azeglio, nell’opera Ettore Fieramosca e la disfida di Barletta - vi si legge - , anche il nostro Gargano può vantare un’opera, pur se minore e quasi sconosciuta rispetto ai più celebrati esempi sopra citati, ma non per questo non interessante per gli appassionati di storia patria, ascrivibile a detta categoria.”
Latino ebbe in dono da sua moglie un prezioso esemplare della seconda edizione e così lo descrive:
L’opera vide la luce in Napoli, presso gli editori proprietari dello stabilimento tipografico Dell’Ancora Pasquale Androsio in vico Celzo a Toledo 22, probabilmente come romanzo di appendice consistente in fascicoli per un totale di cinque puntate e mezzo. Prezzo di ogni puntata grani 20 (siamo ancora in età borbonica). Il racconto è articolato in due volumi rilegati insieme, di dieci capitoli ciascuno e la copia in nostro possesso corrisponde già alla seconda edizione. Sempre dal frontespizio apprendiamo che l’autore Francesco Prudenzano, nativo di Manduria e affermato letterato, aveva casa in Napoli in via Carminiello a Toledo n.51 al secondo piano.
Nell’interno della copertina si legge questa specie di recensione: «Manifesto. I più distinti pregi di questo romanzo sono: 1° Novità di genere. – 2° vastità di materie.- 3° Compenetrabilità di ben dipinte passioni.- 4° Quantità esuberante di storiche, mitologiche, scientifiche e letterarie erudizioni.- 5° Sunte dell’intera storia patria.- 6° Ottimi risultati morali etc. etc.
Come si addice al genere del feuilleton, la storia è intensa, ricca di colpiti scena, le descrizioni dei paesaggi in cui si svolgono le vicende ragguardevoli. Il romanzo, ambientato tra le balze del Gargano e il golfo sipontino, nel 1620,  narra del contrastato amore tra Gabriella, figlia di Raimondo della Scala, barone di Monte Sant’Angelo e Viscardo Alderani, giovane e coraggioso conte di Manfredonia.
Nella sua recensione,  Latino sottolinea “la fedeltà del racconto ai canoni del romanzo storico, con trama e personaggi inventati di sana pianta” ed esprime la sua ammirazione per l’autore, che “pur non vantando origini locali deve aver sufficientemente conosciuto la nostra terra, desumendo ciò dalle descrizioni dei luoghi degne del pennello del miglior d’Azeglio, romanziere, ma prima ancora pittore.”
Intrigante, vero? Abbastanza da indurmi a decidere di leggerlo. Che ne dite, cari amici e lettori di Lettere Meridiane, se lo facciamo insieme? Se lo gradite, resusciteremo il romanzo d’appendice, proponendo ogni giorno sul blog una puntata, come si usava un tempo. Fatemi sapere.

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