Foggia, un'altra sconfitta. Ma si può sperare.
Il Foggia comincia il 2018 come aveva concluso il 2017: perdendo in casa. Era finita 1-2 con il Frosinone, il 27 dicembre. Ieri pomeriggio ancora una sconfitta di misura, dal Pescara.
La classifica diventa ancora più deficitaria: i satanelli restano in zona playout, ma nel gradino più basso dell’eventuale coppia di squadre che disputerà lo spareggio salvezza, e solo un punto al di sopra della zona retrocessione diretta.
Se nella partita con il Frosinone il Foggia aveva perso per la manifesta superiorità degli avversari, non si può dire lo stesso della sconfitta rimediata con il Pescara. Il risultato è bugiardo: se i satanelli avessero vinto, non avrebbero rubato niente.
Gli uomini di Zeman si sono resi pericolosi un paio di volte, e hanno fatto gol. Il Foggia ha colpito un palo e una traversa con Nicastro (nella foto l'attaccante rossonero mentre sta per far partire il tiro che si infrangerà sul palo), e ha fallito almeno un paio di nitide palle gol.
Le note più positive e incoraggianti arrivano dalla rivoluzione operata dal nuovo direttore sportivo Nember. Quasi tutti i nuovi hanno convinto, a cominciare da Greco, che ha mostrato di avere ancora il tono e il passo per poter guidare la squadra.
Buone anche la prestazione sulla fasce di Kragl e Zambelli. Convincente Tonucci in difesa, da rivedere Scaglia peraltro schierato in una fascia che non è la sua.
L’altra nota positiva giunge dal 3-5-2 che sembra ormai entrato nella testa della squadra, almeno per quanto riguarda la difesa (più coperta) e il centrocampo. Kragl e Zambelli sono parsi gli interpreti giusti nel delicato ruolo di laterale che esige questo tipo di modulo.
Purtroppo le note dolenti giungono dall’attacco, sfortunato in occasione dei legni colpiti da Nicastro, ma approssimativo e sprecone in altre circostanze. L'opaca prestazione dell'attaccante rossonero solleva qualche perplessità tattica: se Mazzeo era a suo agio quando si trattata di dettare i tempi ed aprire gli spazi nel tridente, potrebbe non essere lo stesso nell’attacco a due.
Il Foggia non ha concretizzato una supremazia territoriale netta e testimoniata dalle statistiche in maniera quanto mai evidente: possesso palla a vantaggio dei rossoneri (33’11” contro 28’35”9, così pure il bilancio dei tiri (10 di cui 5 in porta quelli dei satanelli, solo 4 di cui 3 in porta quelli dei pescaresi).
Dove il bilancio rossonero è deficitario, è sulle palle perse (21 dal Foggia, 18 dal Pescara) e recuperate (16 dal Foggia e 22 dal Pescara). Dal punto di vista agonistico i satanelli sono certamente cresciuti rispetto alle ultime partite casalinghe, ma i numeri della sfida col Pescara indicano ancora una certa approssimazione negli automatismi di gioco, ed anche una certa mancanza di grinta. Lacune che Stroppa dovrà colmare in fretta.
Per il resto si può sperare. Certo la classifica resta preoccupante, ma la mano di Nember si vede, e gli ultimi colpi di mercato potranno far schiudere orizzonti più rassicuranti.
La classifica diventa ancora più deficitaria: i satanelli restano in zona playout, ma nel gradino più basso dell’eventuale coppia di squadre che disputerà lo spareggio salvezza, e solo un punto al di sopra della zona retrocessione diretta.
Se nella partita con il Frosinone il Foggia aveva perso per la manifesta superiorità degli avversari, non si può dire lo stesso della sconfitta rimediata con il Pescara. Il risultato è bugiardo: se i satanelli avessero vinto, non avrebbero rubato niente.
Gli uomini di Zeman si sono resi pericolosi un paio di volte, e hanno fatto gol. Il Foggia ha colpito un palo e una traversa con Nicastro (nella foto l'attaccante rossonero mentre sta per far partire il tiro che si infrangerà sul palo), e ha fallito almeno un paio di nitide palle gol.
Le note più positive e incoraggianti arrivano dalla rivoluzione operata dal nuovo direttore sportivo Nember. Quasi tutti i nuovi hanno convinto, a cominciare da Greco, che ha mostrato di avere ancora il tono e il passo per poter guidare la squadra.
Buone anche la prestazione sulla fasce di Kragl e Zambelli. Convincente Tonucci in difesa, da rivedere Scaglia peraltro schierato in una fascia che non è la sua.
L’altra nota positiva giunge dal 3-5-2 che sembra ormai entrato nella testa della squadra, almeno per quanto riguarda la difesa (più coperta) e il centrocampo. Kragl e Zambelli sono parsi gli interpreti giusti nel delicato ruolo di laterale che esige questo tipo di modulo.
Purtroppo le note dolenti giungono dall’attacco, sfortunato in occasione dei legni colpiti da Nicastro, ma approssimativo e sprecone in altre circostanze. L'opaca prestazione dell'attaccante rossonero solleva qualche perplessità tattica: se Mazzeo era a suo agio quando si trattata di dettare i tempi ed aprire gli spazi nel tridente, potrebbe non essere lo stesso nell’attacco a due.
Il Foggia non ha concretizzato una supremazia territoriale netta e testimoniata dalle statistiche in maniera quanto mai evidente: possesso palla a vantaggio dei rossoneri (33’11” contro 28’35”9, così pure il bilancio dei tiri (10 di cui 5 in porta quelli dei satanelli, solo 4 di cui 3 in porta quelli dei pescaresi).
Dove il bilancio rossonero è deficitario, è sulle palle perse (21 dal Foggia, 18 dal Pescara) e recuperate (16 dal Foggia e 22 dal Pescara). Dal punto di vista agonistico i satanelli sono certamente cresciuti rispetto alle ultime partite casalinghe, ma i numeri della sfida col Pescara indicano ancora una certa approssimazione negli automatismi di gioco, ed anche una certa mancanza di grinta. Lacune che Stroppa dovrà colmare in fretta.
Per il resto si può sperare. Certo la classifica resta preoccupante, ma la mano di Nember si vede, e gli ultimi colpi di mercato potranno far schiudere orizzonti più rassicuranti.
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