Ricostruire il Palatium di Federico II, a gonfie vele la petizione
La petizione lanciata da Lettere Meridiane e da Giovanni Cataleta, a nome di un sempre più folto numero di cittadini, per la ricostruzione del Palazzo Imperiale di Federico II a Foggia procede a gonfie vele. Dopo aver superato di slancio le mille adesioni, veleggia adesso verso le 1.500. Ma si può e si deve fare ancora di più, e perciò in questi giorni Lettere Meridiane dedicherà diversi post al Palazzo, di cui restano oggi poche vestigia: l’arco d’ingresso murato nel fianco del Museo civico che affaccia su piazza Nigri e la lapide che ricorda l’erezione di Foggia a regalis sede inclita imperialis da parte dell’imperatore svevo.
La petizione non ha soltanto l’obiettivo di sondare la disponibilità di Edoardo Tresoldi, il magico artista che ha ridato vita alla basilica paleocristiana di Siponto, a curare il progetto, ma anche di sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di recuperare i simboli del passato della città, di conoscerli meglio.
Nell’intensa discussione che si è sviluppata in questi giorni mi ha particolarmente colpito il commento di un amico che ha manifestato un certo scetticismo sulla iniziativa, sostenendo che del Palazzo di Federico non soltanto sopravvivono pochi resti, ma anche pochi riferimenti bibliografici.
Ecco, questo non è vero, e Lettere Meridiane pubblicherà nei prossimo giorni i documenti che attestano l’importanza, la grandezza e la bellezza del palatium.
Tra le testimonianza più antiche e interessanti figura quello dell’abate Pacichelli, erudito che visitò a lungo Foggia e la Capitanata e che ebbe modo di vedere e raccontare il palazzo nel viaggio che compì nel capoluogo dauno nel 1680. Nella sua opera II Regno di Napoli in prospettiva, uscita postuma nel 1703, Giovan Battista Pacichelli così descrisse quanto vide:
La petizione non ha soltanto l’obiettivo di sondare la disponibilità di Edoardo Tresoldi, il magico artista che ha ridato vita alla basilica paleocristiana di Siponto, a curare il progetto, ma anche di sensibilizzare la cittadinanza sulla necessità di recuperare i simboli del passato della città, di conoscerli meglio.
Nell’intensa discussione che si è sviluppata in questi giorni mi ha particolarmente colpito il commento di un amico che ha manifestato un certo scetticismo sulla iniziativa, sostenendo che del Palazzo di Federico non soltanto sopravvivono pochi resti, ma anche pochi riferimenti bibliografici.
Ecco, questo non è vero, e Lettere Meridiane pubblicherà nei prossimo giorni i documenti che attestano l’importanza, la grandezza e la bellezza del palatium.
Tra le testimonianza più antiche e interessanti figura quello dell’abate Pacichelli, erudito che visitò a lungo Foggia e la Capitanata e che ebbe modo di vedere e raccontare il palazzo nel viaggio che compì nel capoluogo dauno nel 1680. Nella sua opera II Regno di Napoli in prospettiva, uscita postuma nel 1703, Giovan Battista Pacichelli così descrisse quanto vide:
"Memoria singolare altresì son le reliquie del Palazzo sontuoso di Federigo II, Cesare, ricco di marmi, e già di Statue, e colonne, in un arco del quale, che ritien hoggi il suo nome, à caratteri Longobardi, scolpito si legge: Sic Fridericus Caesar fieri iussit, ut Urbs sit in Fogia Regalis, sedesq. inclyta Imperialis. A. D. MCCXXIII. Insigne per dir vero, e memorabile Privilegio. I suoi Leoni sopiti di marmo, si veggon hora al Tempio descritto (l’abate si riferisce alla Cattedrale, n.d.r.), sicome le colonne di Verde antico & altri ruderi di pregio. Cosi appariscono in più luoghi portioni delle sue mura, rimaste dopo le più barbare prede, per segno dell’antica grandezza, & imperiale munificenza: della quale raccordevol è non poco l’havervi costituito in catedra, con l’honorario di un’oncia d’oro il mese. l’Angelico Dottor S. Tomaso, anche prima, che vi habitassero i Padri Predicatori.”Se non l’avete ancora fatto potete sottoscrivere la petizione al seguente collegamento:
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