La grande Capitanata conviene. Soprattutto alla Puglia (di Michele Eugenio Di Carlo)
Michele Eugenio Di Carlo interviene sulla questione, più volta discussa in questi giorni sul blog Lettere Meridiane, della competizione che divide e spesso contrappone i diversi territori della nostra regione, confermando che le Puglie non sono ancora diventati la Puglia. L'intervento è particolarmente interessante, perché allarga il punto di vista alle oggettive difficoltà che implica il governo di un territorio tanto articolato e complesso alla necessità di guardare ai problemi dello sviluppo non tanto in termini di confini, quanto in termine di relazioni. Ecco il testo del contributo di Michele Eugenio Di Carlo, che ringrazio calorosamente (g.i.)
leggo spesso di questa dualità che attraversa le terre di Puglia. La capisco, la condivido, ma sono convinto che abbiamo rivendicazioni ben più importanti e datate da far valere e che queste rivendicazioni abbiano bisogno dell’unione non solo dei pugliesi, ma di tutti i meridionali. Sono convinto che possiamo farcela a tenerci le nostre peculiarità senza alcun bisogno di dividerci, per ora.
Il Regno di Napoli era diviso in 12 province che nel Regno delle Due Sicilie divennero 14. Il territorio pugliese si suddivideva amministrativamente in Capitanata, Terra di Bari e Terra d'Otranto (l'attuale Salento). A causa della transumanza la Capitanata è stata sempre molto più legata alla Basilicata, al Contado del Molise, all'Abruzzo Citeriore, al Principato Ultra (parte dell'attuale Sannio e dell'Irpinia). Nel corso dei secoli, da Alfonso d'Aragona in poi, non pochi molisani, sanniti, abruzzesi si sono trasferiti con famiglia, definitivamente, nelle poche abitate e malariche terre del Tavoliere. C'è un legame indissolubile, e storicamente accertato, che ci unisce a queste popolazioni con le quali ci siamo legati e spesso fusi, essendo da sempre in stretto contatto.
Non è un semplicemente un sognatore il prof. Gennaro Amodeo, quando sogna la Moldaunia. Che poi altro non è che la grande Capitanata antecedente il 1806 e che conteneva territorialmente parte dell'attuale Molise. Tanto che, solo per fare un esempio, il grande Longano di Ripalimosani, nella sua Descrizione della Capitanata del 1791 (o 1790?) cita tanti comuni attualmente molisani.
Ma non dividiamoci su questi temi. Eviti di scoppiare la Puglia nei mille rivoli tracciati da rivendicazioni scissionistiche e identitarie, che pur esistono.
Piuttosto, rivendichiamo tutti insieme l'esigenza di uscire al più presto dallo stato di colonia interna in cui nefaste politiche fiscali, poi doganali, ci hanno relegato dal processo unitario in poi. Facendoci passare da una normale condizione di arretratezza economica, comune a diverse regioni italiane ed europee, allo stadio economico del sottosviluppo. Il tutto nell'ambito del più classico rapporto esistente tra sottosviluppo, colonizzazione ed emigrazione.
Emigrazione che, come raccontano anche le pagine di Lettere Meridiane, diventa sempre più asfissiante per la nostra provincia e per l’intero Meridione. Non dividiamoci! Uniamo le forze e le energie del Sud intero per dire no a sottosviluppo ed emigrazione.
E Bari, con la sua spiccata e spesso aggressiva vocazione baricentrica, sappia approfittare di questo tipo di aperture.
Michele Eugenio Di Carlo
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Caro Direttore Geppe Inserra,leggo spesso di questa dualità che attraversa le terre di Puglia. La capisco, la condivido, ma sono convinto che abbiamo rivendicazioni ben più importanti e datate da far valere e che queste rivendicazioni abbiano bisogno dell’unione non solo dei pugliesi, ma di tutti i meridionali. Sono convinto che possiamo farcela a tenerci le nostre peculiarità senza alcun bisogno di dividerci, per ora.
Il Regno di Napoli era diviso in 12 province che nel Regno delle Due Sicilie divennero 14. Il territorio pugliese si suddivideva amministrativamente in Capitanata, Terra di Bari e Terra d'Otranto (l'attuale Salento). A causa della transumanza la Capitanata è stata sempre molto più legata alla Basilicata, al Contado del Molise, all'Abruzzo Citeriore, al Principato Ultra (parte dell'attuale Sannio e dell'Irpinia). Nel corso dei secoli, da Alfonso d'Aragona in poi, non pochi molisani, sanniti, abruzzesi si sono trasferiti con famiglia, definitivamente, nelle poche abitate e malariche terre del Tavoliere. C'è un legame indissolubile, e storicamente accertato, che ci unisce a queste popolazioni con le quali ci siamo legati e spesso fusi, essendo da sempre in stretto contatto.
Non è un semplicemente un sognatore il prof. Gennaro Amodeo, quando sogna la Moldaunia. Che poi altro non è che la grande Capitanata antecedente il 1806 e che conteneva territorialmente parte dell'attuale Molise. Tanto che, solo per fare un esempio, il grande Longano di Ripalimosani, nella sua Descrizione della Capitanata del 1791 (o 1790?) cita tanti comuni attualmente molisani.
Ma non dividiamoci su questi temi. Eviti di scoppiare la Puglia nei mille rivoli tracciati da rivendicazioni scissionistiche e identitarie, che pur esistono.
Piuttosto, rivendichiamo tutti insieme l'esigenza di uscire al più presto dallo stato di colonia interna in cui nefaste politiche fiscali, poi doganali, ci hanno relegato dal processo unitario in poi. Facendoci passare da una normale condizione di arretratezza economica, comune a diverse regioni italiane ed europee, allo stadio economico del sottosviluppo. Il tutto nell'ambito del più classico rapporto esistente tra sottosviluppo, colonizzazione ed emigrazione.
Emigrazione che, come raccontano anche le pagine di Lettere Meridiane, diventa sempre più asfissiante per la nostra provincia e per l’intero Meridione. Non dividiamoci! Uniamo le forze e le energie del Sud intero per dire no a sottosviluppo ed emigrazione.
E Bari, con la sua spiccata e spesso aggressiva vocazione baricentrica, sappia approfittare di questo tipo di aperture.
Michele Eugenio Di Carlo
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