Foggia condannata a un eterno zero a zero (di Maurizio De Tullio)
Maurizio De Tullio replica ad Alberto Mangano, che aveva a sua volta risposto alle perplessità di De Tullio sul monumento ai caduti della tragica estate del 1943 che dovrebbe sorgere sul piazzale della stazione. L'amico Maurizio ribatte anche alle mie osservazioni circa il "riduzionismo" che affligge taluni strani dell'opinione pubblica foggiana. Al termine dell'intervento la mia risposta.
Chi volesse rileggere le "puntate precedenti", le trova qui:
- De Tullio: "Perché non sono d'accordo con il sogno di ricostruire il palazzo di Federico II"
- Mangano replica a De Tullio: "Foggia non vuole ricordare"
* * *
Senza
voler tediare i lettori, mi vedo coinvolto in un imprevisto dibattito a tre
voci che, spero, farà chiarezza su molte cose, il più delle volte male
interpretate. Sulle osservazioni fatte alcuni giorni fa da Geppe Inserra, circa
la libertà di espressione e opinione sul web, risponderò in un separato
intervento con maggiore accuratezza contenutistica.
E
veniamo alle sei risposte in relazione a quanto sollevato da Mangano circa la
polemica sulla realizzazione del Monumento per i Caduti dell’estate 1943, a
cominciare dalle questioni di gusto: se permetti, Alberto, tocca a me usare
certi termini per indicare qualcosa che trovo di pessimo gusto, visto che
quest’ultimo è qualcosa di personale.
Non
ho nulla di personale col Prof. Biasci (abbiamo anche lo stesso titolo di
studio: diploma di Maturità Artistica!) ma dalla sua Biografia rilevo che il
90% dell’attività di questo “artista di fama internazionale” è stata svolta
nella sua regione (la Toscana). L’atleta foggiano Felice Infante ha partecipato
a decine di maratone in tutto il mondo, ma basta questo per dire che Infante è
un maratoneta di livello internazionale?
Non
ho affatto scritto che sia stato il Comitato a decidere questo e quest’altro:
ho solo detto che le dimensioni della futura opera le aveva comunicate il
vostro Comitato, almeno così ricordavo. Non vedo cosa ci sia di così grave!
Piuttosto, perché Mangano non conferma che il monumento avrà le dimensioni da
me ricordate, cioè metri 27 x 5 (ribadisco: un muro!!)? E il Monumento – lo
dirò fino alla noia – è doveroso che si realizzi, visto che lo avevano
sollecitato i superstiti foggiani già nel 1944 e rimasti inascoltati per 74
anni. Bel modo di ricordare vittime e distruzioni…! Ma a noi foggiani piace
elucubrare sui Grandi Numeri, mica lavorare sodo e in tempi umani per
realizzare quanto serve alla Comunità.
Che
il terminal dei bus e pullman sia un orinatoio a cielo aperto è una riduzione
banale che non ti fa onore. Mi chiedo se sia più utile parlare di una
imprescindibile autostazione nata dopo decenni di ritardi e polemiche o di due
anfratti dove, in assenza di strutture adeguate, qualcuno ci piscia? E meno male
che siete voi i Sognatori! Suggerisco, vista la degenerata situazione, la
costituzione di un Comitato che stimoli Comune e Ferrovie a realizzare bagni
pubblici in quella e in altre zone nevralgiche della città.
Alberto,
era davvero una battuta senza pretese quella di chi urla di più al mercato del
‘Venerdì’! Io polemizzavo con una Città che, in generale, come detto, resta
affascinata dai Grandi Numeri, ma il più delle volte fini a se stessi.
Non
conosco, invece, città italiane con Musei nati per ricordare i drammi bellici
(parlo di città che hanno patito grandi perdite umane e distruzioni come
Foggia) e che siano rimasti a un livello di gestione spontanea e amatoriale. So
di realtà dove queste sensibilità si sono quantomeno fuse con l’Ente locale:
“Che s’dice… d’u Sinneche d Fogge?!”…
Mi
meraviglia, poi, il modo larvatamente sprezzante con cui consideri il lavoro
svolto da me all’interno della Biblioteca Provinciale! Scopo di una Biblioteca,
delle dimensioni e delle peculiarità come “La Magna Capitana” di Foggia, non è
solo quello di conservare libri, documenti, carte e qualche altro cimelio
incartapecorito.
Piuttosto
si tratta di coltivare (anche) una memoria condivisa, di raccordarsi con la
città, il territorio, gli studenti, l’infanzia, gli studiosi, gli stranieri, i
soggetti svantaggiati, non solo per erogare un mero servizio ma anche per
promuovere la ricerca storica nelle sue varie declinazioni, per valorizzare le
ricchezze del nostro passato e lo spessore di nostri Uomini spesso del tutto
ignoti, ed anche per aprirsi al mondo nel momento in cui le diversità fanno
paura invece che arricchirci. E tanto altro.
Tanto
altro facilmente dimenticato dopo la “grande” (sic!) giornata di
sensibilizzazione per la difesa della Biblioteca Provinciale di Foggia che,
solo un anno e mezzo fa, rischiava (ma io non l’ho mai creduto) la chiusura o
il ridimensionamento.
Al
solito assistemmo quel giorno a grandi numeri, grande clamore mediatico, grandi
squilli di tromba politici e per cosa? Per leggere quel che in poche battute
Alberto Mangano liquida come un privilegio
e non come un lavoro sacrificante,
spesso continuato in giorni, orari e mezzi estranei da quelli d’ufficio come
avvenuto durante le mie recenti ferie allorché sono andato a intervistare una
quindicina di amabili ospiti della Casa di Riposo “M. Grazia Barone” (86 anni
il più giovane, 101 il più longevo!), per cogliere i loro ricordi del periodo
bellico e per tentare di aggiungere nuovi nomi al nostro Censimento.
Caro
Alberto: io “non sono pagato per pensare
ai bombardamenti” come scrivi. Per me non è un hobby ma un lavoro fatto con
passione e dedizione. Ciò che dici non solo è offensivo ma semplicemente averlo
pensato mi fa ricredere sulla stima che asserivi di nutrire nei miei confronti.
Chi mi conosce sa con quanto slancio svolga il mio lavoro e con quanta
altrettanta sincerità dica quel che penso, mettendoci sempre nome e faccia.
Evidentemente te ne sei già dimenticato e forse solo perché ogni tanto –
proprio perché dico quel che penso – tocco qualche nervetto scoperto.
Nel
2010 ho deciso di accettare l’ultimo dei ripetuti inviti fatti dal dott.
Mercurio e di trasferirmi in Biblioteca. Da allora c’è un fiume di materiale da
me prodotto per conto della Biblioteca, che testimonia l’amore, la passione e,
spero, almeno un po’ di professionalità nell’esplorare uomini e vicende di
microstoria locale. Altro che “essere pagati
per pensare ai bombardamenti”. Quando mi si affida un compito, mi attivo
con tutte le mie forze e capacità per portarlo a termine presto e bene. Sta a
voi giudicarmi.
Se
ritieni, però, che dare un nome alle migliaia di vittime cadute nella infausta
estate del 1943 sia una operazione semplice, mi domando come mai in 74 anni non
si sia mai attivato nessuno. Potevate farlo voi, in forza del vostro Comitato.
Sarebbe stato un atto in linea con la vostra ‘ragione sociale’. Ma non è stato
fatto da nessuno, se si esclude l’encomiabile iniziativa del GADD.
Va
bene allora la realizzazione di un Monumento a quei Caduti, entrare nelle
scuole per divulgare quelle vicende, raccogliere cimeli e ricordi per un Museo
Permanente, fare giornate alla memoria (a
proposito: una Giornata – per es. il 27 settembre – per ricordare la cacciata
dei Nazisti da Foggia, dopo che per anni l’ebbero privatizzata a fini militari
e vandalizzata dopo l’8 Settembre?). Ma non puoi sminuire l’importanza
storica e lo spessore civile nel ricordare uno per uno coloro i quali (quanti
saranno stati Dio solo lo sa) morirono tra il 28 maggio e il 31 dicembre 1943.
Questo
nostro impegno dimostra come – concretamente e non a parole – intendiamo
ricordare la memoria di quelle migliaia di vittime innocenti. Altro che
“dimenticare”, altro che “Riduzionismo”!
È
un serio debito morale che tutti noi abbiamo ed è la riscrittura di una
importante pagina di storia locale (e anche nazionale) quella che da quattro
anni stiamo portando avanti, su input
di chi dirigeva allora e dirige oggi l’Istituzione “La Magna Capitana”, con
cifre, nomi e fonti che saranno presto messi a disposizione di tutti.
Non
so, poi, a chi si riferisca Mangano quando cita in maniera anonima persone che
a Foggia parlerebbero al solo scopo di andare contro e mai a favore, che vedono
solo il negativo. Se rientro in questa casistica credo abbia preso un abbaglio,
per i semplici motivi che:
a)
sono sempre stato a favore del ‘Monumento ai Caduti nell’estate del 1943’ e
continuo a sostenere questa idea. E che non si farà mai questo monumento, ne
sono convinto giorno per giorno: ma non per le polemiche di cui sopra, bensì – voglio con ciò essere esplicito e sincero –
per le incapacità del ‘Comitato Promotore’ (cioè voi) e dell’Amministrazione
Comunale di Foggia. Chiaro?
b)
apprezzo chi fa del bene per questa Città, per i suoi Cittadini, per la
crescita civile, culturale ed economica. Tu e il tuo sito (come LM per altri
versi) svolgete un ruolo importante e negarlo sarebbe da idioti. E con te molte
altre persone che amano Foggia, la Capitanata, che vanno ammirate e citate. Se
non faccio i nomi è solo per non far torto a qualcuno.
c)
ammiro chi desidera sognare per il bene di questa Città. Ma non è che tutti i
sogni possono passare, come d’incanto, dalla fase onirica alla realtà solo
perché sono dei bei sogni! Mi sono solo permesso di dire che l’idea di Giovanni
Cataleta aveva il fascino del bel sogno ma che era priva di senso pratico… e
vatti a leggere le contumelie che mi sono arrivate! Figuriamoci se avessi
scritto che questa idea era una… “cagata pazzesca”: mi avreste fucilato seduta
stante! (N.B.: il sig. Sergio Cascio, circa la mia controproposta basata
sull’idea di produrre un 3D, riferisce che al Museo di Foggia esiste già tale
prodotto multimediale. Interpellata la Direttrice, Gloria Fazìa, smentisce
categoricamente! Sig. Cascio: a Bari ci vada Lei. A fare una corroborante full immersion, please).
d)
il mio cruccio – come Inserra ben sa – non sono i 1.000 “eletti” foggiani ma
gli altri 154.000 che marciano in senso contrario. Ecco perché qualche anno fa
scrissi, su LM, che Foggia (ahimè) lentamente stava implodendo. E se lo scrivo,
davvero pensate mi diverta nel farlo? Semplicemente lo constato (da cittadino)
e lo registro (da giornalista).
e)
Il signor Giuseppe Messina, che non conosco e che non mi conosce, in poche
parole ha invece letto bene il senso del mio intervento: essere “sconsolati”
non significa andare contro! Io invece, che sogno per Foggia ben altre cose,
non ho detto No al ‘Progetto da Tresoldi’ in quanto tale. Ho detto ‘No alla
Petizione’ e a quel che essa descrive! Ho addirittura proposto una alternativa,
certamente meno suggestiva, meno imperiale, meno succulenta dal punto di vista
mediatico, tutto quello che volete. Ho infatti suggerito di scomodare non il
bravissimo Tresoldi, ma il più anonimo ed economico (concedetemi la
battutaccia!) Zerosoldi Giuseppe Toziano, trentenne lucerino.
f) In tanti hanno scritto più o meno le cose dette in un post di
Cutillo, che riporto fedelmente: “Bisogna
cercare una volta tanto di essere concreti e pensare al futuro, non solo al
presente. È doveroso lasciare qualcosa di importante, anche alle future
generazioni.”
Eppure a me sembra che le generazioni che ci hanno preceduto – al pari di quel che sollecita oggi per domani Gianluigi Cutillo – si erano preoccupate di lasciarci in eredità tante realizzazioni:
chiese, basiliche, palazzi, ponti, strade, monumenti... Peccato che gran parte
di questa eredità ce la siamo giocata guardando come ebeti il dito e non la
luna. Inutile fare gli esempi, tanto ci pensa il buon Inserra ogni volta a
riportare meritoriamente alla ribalta il tema della difesa, valorizzazione e
promozione di quel che resta dei nostri beni culturali.
Doppiamente sconsolato, allora, mi chiedo, usando per l’occasione
un delicato francesismo: ma di che cazzo stiamo a parlare?
Inserra
e Mangano forse confondono il ‘riduzionismo’ con il più celebrato
‘menefreghismo’, del quale le classi dirigenti foggiane degli ultimi 40 anni
hanno lasciato splendide e insuperabili tracce del loro (non) operato.
Cari
amici, è facile buttare la palla là, in piena area di rigore. Ma se non c’è chi
la infila, non serve a niente.
Ecco,
Foggia pullula di allenatori, strateghi, sognatori. Ci mancano, invece, quelli
che i gol li debbono fare. Per passare dagli infiniti e vuoti “0-0” agli
strabilianti e concreti “3-0”.
Cordialmente
Maurizio De Tullio
* * *
Caro Maurizio,
per restare nella tua metafora, consentimi una battuta. Magari le partite che vengono giocate da Foggia (non quelle del Foggia che, per fortuna, sono un altro discorso) si concludessero tutte in parità, a reti bianche. La mia impressione è che da qualche tempo le perdiamo, tutte o quasi. Talvolta per manifesta superiorità degli avversari, altre volte per colpa dell'arbitro, ed altre ancora per colpa nostra.
Il punto è che, però, c'è chi gioca la partita, e si sporca di fango la maglietta e chi preferisce restare sugli spalti a criticare, senza scaldarsi neanche troppo a tifare. Con questo non ti sto schierando tra quelli che preferiscono restare in tribuna. La tua onestà intellettuale, il tuo rigoroso impegno culturale e il bene che ti voglio, dopo tanti anni di amicizia e di comune impegno, sono fuori discussione.
Diciamo che sei un giocatore sui generis, di quelli che forse tengono troppo la palla e non sempre giocano per la squadra. Ma non sarà anche per questo che non riusciamo a fare gol?
Altrettanto fuori discussione mi pare il tuo amore per questa città (a proposito, perché ogni tanto dici "voi foggiani"?): tra le cose più belle che ho letto su Foggia c'è quella tua poesia, Avrei voluto amarti, che tempo fa abbiamo pubblicato su Lettere Meridiane. Mi rendo conto che amare Foggia, ed esserne riamati, certe volte è un'improba impresa. Ma se fossimo più squadra - tutti, dico tutti - forse sarebbe più facile.
E vengo al dunque. Non condivido la tua opinione sul Monumento alle vittime dei bombardamenti per il metodo. Nel merito è ovvio che il gradimento di un'opera d'arte è questione di gusto. Ma in questo caso, è il metodo che va considerato. I numeri non sono un'opinione, come sai benissimo, e se sono passati ben 74 anni da quella tragica pagina della storia cittadina, senza che si sia riusciti a fare un monumento che celebrasse la memoria delle vittime, una ragione ci sarà. Del resto, c'è a chi è andata peggio. A Federico II, per esempio, che amò tanto Foggia (almeno questo credo sia incontestabile: c'è la lapide che la riconosce sede inclita imperialis a certificarlo...) e della cui presenza foggiana non restano che sparute tracce.
La ragione di quest'oblio che diventa tratto distintivo, mentalità diffusa, sta nella riluttanza foggiana a fare memoria, ad essere consapevole della propria storia e del proprio passato.
Al di là di quanto sia alta e invasiva (ma a vedere il bozzetto che ripubblico qui a fianco, non mi pare sia ingombrante come paventi), la Pietas di Cristian Biasci - se verrà realizzata, perché purtroppo le parole di Alberto Mangano fanno presagire che è insorto qualche problema - mi pare segni una svolta. Nel metodo, come dicevo. Perché, come ho già scritto commentando la presentazione su Lettere Meridiane, il progetto è il frutto di una positiva sinergia tra le diverse anime della città: quella civile, rappresentata dal Comitato guidato da Alberto Mangano, e che tanto ha fatto per impedire che sui bombardamenti e sulle vittime cadesse l'oblio toccato ad altri simboli della città, quello culturale, espresso dall'Accademia di Belle Arti, e quello istituzionale, incarnato dal Comune di Foggia.
Il coinvolgimento dell'Accademia di Belle Arti nel progetto ha reso più semplice l'individuazione dell'artista cui commissionare l'opera: il pisano Cristian Biasci è un docente dell'Accademia foggiana, e il suo nome si inscrive nella luminosa tradizione dell'istituzione foggiana, nelle cui aule sono passati fior di artisti e intellettuali (tanto per ricordarne uno, Elio Filippo Accrocca).
Dici che il curriculum di Biasci è localizzato prevalentemente in Italia, ma non mi pare poca cosa essere l'autore di tutte le sculture e parte delle decorazioni del Museo del Rinascimento- Museo delle Cere di Firenze, così come l'aver realizzato le sculture in bronzo, partendo da disegni originali per il restauro della Sala Alessandrovsky del Palazzo del Cremlino a Mosca.
Ritengo che la città debba essere orgogliosa di poter affidare ad un siffatto artista la realizzazione di un'opera così lungamente attesa. E spero davvero che tu possa ravvederti, una volta che il monumento sarà realizzato, a ricordo di un momento tanto doloroso e tanto pregnante della storia della città.
Geppe Inserra
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