Disastro Foggia, esordio da dimenticare
Questa volta l’allievo non ha superato il maestro. Anzi. Il Pescara di Zeman ha impartito una lezione di calcio al Foggia di Stroppa, che ha esordito nel campionato cadetto nel peggiore dei modi. Intendiamoci, il risultato è bugiardo e premia molto più del dovuto i padroni di casa.
Per almeno 40 minuti, i satanelli hanno tenuto in mano il pallino del gioco, senza riuscire a concretizzare le diverse occasioni da rete, mentre gli attaccanti pescaresi sono stati molto abili a sfruttare i pesanti errori della difesa rossonera, la cui giornataccia è probabilmente la chiave per capire la disfatta dei satanelli.
Il risultato finale (5-1) stride clamorosamente con le statistiche della gara. Il possesso palla pende largamente a favore dei rossoneri (62%, contro il 38% degli abruzzesi) e così pure i tiri: 18 quelli dei satanelli (di cui 9 nello specchio della porta), 13 quelli del Pescara (9 in porta). Va detto anche di un evidente rigore non concesso al Foggia (Mazzeo cinturato in area, l’arbitro ha misteriosamente ammonito il difensore, ma senza concedere il penalty).
Ma se queste considerazioni contribuiscono ad addolcire la pillola, non fugano le numerosissime perplessità suscitate dalla prova degli uomini di Stroppa.
Il primo dubbio riguarda la qualità del mercato. Inizialmente il mister ha mandato in campo 10/11 della formazione dello scorso anno, con la sola novità di Fedato (prova sufficiente, ma non entusiasmante), con arrangiamenti (Gerbo schierato terzino) che se potevano essere giustificati l’anno scorso, appaiono oggi incomprensibili, visto che c’è stato un mercato con cui mettere una toppa.
Gli innesti del secondo tempo (Floriano, Fedele e Beretta) non hanno particolarmente convinto, ma c’è da dire che sono entrati quando i risultato era già compromesso.
Disastrosa la prova della difesa. Martinelli ed Empereur hanno sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare. Rubin ha giocato meglio in fase di attacco che non in quella difensiva. L’assenza di Vacca si è fatta sentire molto più di quanto non si prevedesse. Hanno deluso uomini come Deli e Mazzeo, che pure costituiscono i pilastri della formazione di Stroppa, mentre ha giocato una partita strepitosa Chiricò, il migliore in campo.
Due le domande che la brutta trasferta di Pescara lasciano sospese. Si può fare ancora qualcosa sul fronte del mercato? La sconfitta ridimensiona le ambizioni del Foggia?
Per quanto riguarda la prima, se un allenatore è costretto a schierare alla prima uscita 10/11 della formazione del campionato scorso, vuol dire che il mercato è stato sbagliato, e forse a questo punto valeva la pena non lasciar partire Piazza e vale la pena tenersi stretto Sarno.
Per quanto riguarda le ambizioni rossonere, è il caso che i tifosi e tutto l’ambiente tornino con i piedi per terra, e subito. L’obiettivo deve restare quello della salvezza e di un campionato tranquillo, cosa che del resto è ampiamente alla portata del Foggia, a patto che tutti facciano un bel bagno di umiltà. Che sembra essere mancato in quel di Pescara.
Per almeno 40 minuti, i satanelli hanno tenuto in mano il pallino del gioco, senza riuscire a concretizzare le diverse occasioni da rete, mentre gli attaccanti pescaresi sono stati molto abili a sfruttare i pesanti errori della difesa rossonera, la cui giornataccia è probabilmente la chiave per capire la disfatta dei satanelli.
Il risultato finale (5-1) stride clamorosamente con le statistiche della gara. Il possesso palla pende largamente a favore dei rossoneri (62%, contro il 38% degli abruzzesi) e così pure i tiri: 18 quelli dei satanelli (di cui 9 nello specchio della porta), 13 quelli del Pescara (9 in porta). Va detto anche di un evidente rigore non concesso al Foggia (Mazzeo cinturato in area, l’arbitro ha misteriosamente ammonito il difensore, ma senza concedere il penalty).
Ma se queste considerazioni contribuiscono ad addolcire la pillola, non fugano le numerosissime perplessità suscitate dalla prova degli uomini di Stroppa.
Il primo dubbio riguarda la qualità del mercato. Inizialmente il mister ha mandato in campo 10/11 della formazione dello scorso anno, con la sola novità di Fedato (prova sufficiente, ma non entusiasmante), con arrangiamenti (Gerbo schierato terzino) che se potevano essere giustificati l’anno scorso, appaiono oggi incomprensibili, visto che c’è stato un mercato con cui mettere una toppa.
Gli innesti del secondo tempo (Floriano, Fedele e Beretta) non hanno particolarmente convinto, ma c’è da dire che sono entrati quando i risultato era già compromesso.
Disastrosa la prova della difesa. Martinelli ed Empereur hanno sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare. Rubin ha giocato meglio in fase di attacco che non in quella difensiva. L’assenza di Vacca si è fatta sentire molto più di quanto non si prevedesse. Hanno deluso uomini come Deli e Mazzeo, che pure costituiscono i pilastri della formazione di Stroppa, mentre ha giocato una partita strepitosa Chiricò, il migliore in campo.
Due le domande che la brutta trasferta di Pescara lasciano sospese. Si può fare ancora qualcosa sul fronte del mercato? La sconfitta ridimensiona le ambizioni del Foggia?
Per quanto riguarda la prima, se un allenatore è costretto a schierare alla prima uscita 10/11 della formazione del campionato scorso, vuol dire che il mercato è stato sbagliato, e forse a questo punto valeva la pena non lasciar partire Piazza e vale la pena tenersi stretto Sarno.
Per quanto riguarda le ambizioni rossonere, è il caso che i tifosi e tutto l’ambiente tornino con i piedi per terra, e subito. L’obiettivo deve restare quello della salvezza e di un campionato tranquillo, cosa che del resto è ampiamente alla portata del Foggia, a patto che tutti facciano un bel bagno di umiltà. Che sembra essere mancato in quel di Pescara.
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