De Tullio: "Perché non sono d'accordo con il sogno di ricostruire il palazzo di Federico II"
Maurizio De Tullio esprime il suo dissenso rispetto all'idea, lanciata da Giovanni Cataleta, e sostenuta da Lettere Meridiane con una petizione on line, di ricostruire il Palazzo di Federico II, sul modello di quanto è già stato fatto da Edoardo Tresoldi a Siponto, dove l'artista milanese ha fatto rivivere la basilica paleocristiana, con una suggestiva installazione metallica. Ecco quanto scrive De Tullio. Al termine alcune mie considerazioni.
* * *
Come tutti i sogni, anche quello di Gianni
Cataleta, cioè di ricostruire a Foggia in fil di metallo il mitico Palatium di Federico II, ha diritto alla
divulgazione e ad essere coltivato.
Personalmente, però - e gliel'ho anticipato -, non
mi trova molto d'accordo e tantomeno entusiasta, per cui non firmerò, per varie
ragioni.
Intanto non mi piace l'idea "di fare come a
Siponto". Lì, all'artista-architetto Tresoldi fu commissionato dal MiBact
(se non erro) un progetto, coperto da un finanziamento complessivo di 900.000
euro, con cui si è fatto di molto e di più, chi ha visitato tutta l’area lo sa
bene.
Lì c'erano tutti gli elementi di base: spazio disponibile,
resti di una struttura architettonicamente nota, location suggestiva da valorizzare (come poi si è fatto).
Ma a Foggia?!
E' esistito un Palatium
di Federico II? Molto probabile, ma cosa si andrebbe a realizzare? Un progetto
(doppiamente) virtuale per assenza di elementi certi. E quale luogo sarebbe
deputato ad ospitare l'ipotetica struttura, sempre ammesso che il buon Tresoldi
sia disponibile a fare il bis? E chi pagherebbe i costi: i sottoscrittori della
petizione on line? E se pure si
riuscisse a ricostruire in fil di metallo il Palatium di Federico, quanto resisterebbe alla furia devastatrice
degli Unni nostrani?!
Idea suggestiva ma priva di solidi elementi,
dunque.
Se proprio si desidera “rivedere” il Palatium di Federico II, suggerisco di
contattare un giovane lucerino, disoccupato ma visceralmente amante della sua
città, della sua storia, delle sue bellezze (note e meno note). Si chiama
Giuseppe Toziano. Non ha nemmeno 30 anni, ma per Lucera ha fatto cose che...voi
foggiani nemmeno immaginate!
Due anni fa, con pochi euro, Giuseppe ha coinvolto
un ragazzo, bravo nelle applicazioni informatiche, e in tre settimane hanno
realizzato un filmato con cui si è ricostruita la storia del castello-fortezza
di Lucera, compresa la realizzazione in 3D di quel che non esiste più. Tutto a
costo zero! Poi lo hanno donato al Comune perché lo si utilizzasse a fini
turistici e divulgativi proprio all'interno del Castello, come è stato fatto.
A Foggia ritengo che le priorità siano altre, da
studiare non tanto in chiave artistico-architettonica quanto in quella
antropologico-pedagogica! In questo senso, la giornalista della “Gazzetta del Mezzogiorno” Anna Langone
potrebbe tenere – per anni! – lezioni ad hoc, dalle scuole elementari
all’Università, bypassando maestre, insegnanti e professoroni.
Ci manca l'a-b-c del buon vivere, l'armonia bambina
che rende credibile e umana una Comunità; di converso ci piace sognare, sempre
e solo in grande. Come nel calcio, dove gli Ultras sono la lente sfocata di una
sincera passione nostrana.
Si veda la vicenda - tragica e incancellabile - dei
bombardamenti del 1943 su Foggia. Causarono 20.298 morti, almeno così si è
sempre detto e propagandato (anche se su questa vicenda e su queste cifre ne
riparleremo meglio a fine anno). Voglio però ricordare come l’idea di dedicare
a quelle migliaia di innocenti vittime un doveroso ma semplice monumento, si
sia trasformata in una soluzione artistica e architettonica di pessimo gusto. A
parere di chi scrive, ovviamente.
Quel monumento, se mai si farà e al quale ho
contribuito con 20 euro, è stato pensato come una mega-struttura che toglierà
il respiro visivo alla scenografica area su cui sorge il nuovo terminal degli autobus, posto di lato
alla stazione ferroviaria.
I (presunti) 20.298 morti saranno ricordati con un
monumento largo...appena 27 metri e alto...solo 5 (cifre fornite dal Comitato
Promotore): un vero e proprio muro.
Perché a noi piacciono i grandi numeri, le grandi
misure…
Già, ma non funziona come al Mercato del
"Venerdì", dove chi urla più forte è convinto di avere la merce
migliore.
No, non firmerò questa petizione, per quanto
accarezzi un sogno suggestivo e provenga da una persona degna e stimata come il
collega Gianni Cataleta, al quale auguro ogni bene e nuove fortune editoriali.
Cordialmente (Maurizio De Tullio)
* * *
Alcune considerazioni di Maurizio sono condivisibili e costituiscono elementi critici oggettivi. A mio sommesso giudizio, però, non insormontabili, e che potrebbero essere superati attraverso una forte condivisone del progetto di Giovanni Cataleta. Discutendolo, arricchendolo di intuizioni, di ulteriori proposte creative. E non rigettandolo a priori.
Nel complesso, il ragionamento di De Tullio mi pare tradisca un aspetto (deteriore) di alcuni strati della opinione pubblica foggiana, una certa tendenza al riduzionismo. E mi chiedo se non sia proprio questa mentalità ad aver tarpato le ali a ogni possibile sogno, ad aver impedito che tanti gioielli del passato giungessero fino a noi.
Anche per questa mentalità, Foggia manca di simboli, ovvero di elementi identitari riconosciuti come tali dalla sua comunità. Forse anche per questo, Foggia non riesce ad essere una comunità.
g.i.
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