De Leo: ok alla ricostruzione del Palazzo, ma attenendosi alle fonti
Sul sogno di far rivivere il palazzo imperiale che Federico II costruì a Foggia, chiedendo ad Edoardo Tresoldi, l'artista che ha già realizzato la pluripremiata ricostruzione della basilica paleocristiana di Siponto, interviene Carmine de Leo, presidente dell'associazione Amici del Museo, cultore di storia locale ed autore di articoli e saggi sull'argomento.
De Leo propone un incontro pubblico, e credo che l'idea vada accolta positivamente, sia per dare modo a quanti si stanno appassionando al tema di approfondire le loro conoscenze, sia per avviare una riflessione collettiva sulle strategie da mettere in campo per fare in modo che il sogno (pur con tutti i problemi messi in evidenza dallo stesso de Leo) possa essere realizzato. Ricordo che Lettere Meridiane ha lanciato una petizione sulla idea lanciata da Giovanni Cataleta: se ancora non l'avete sottoscritta, potete farlo cliccando qui.
Ecco il testo dell'intervento di de Leo.
Certamente non sarà facile ricostruire un palazzo di cui non abbiamo documenti dettagliati e, secondo il manoscritto del Longhi, vergato verso il Cinquecento, restò incompiuto e le mura già in piedi furono poi saccheggiate ed utilizzate come cava per altre costruzioni; ciò che restava fu poi distrutto da due terribili terremoti nel '500 e nel '700, tanto che, come ricorda un'iscrizione del XVI secolo murata sotto l'arco di Porta Grande: una volta ritrovata l'epigrafe di fondazione del palazzo con l'ordine dell'imperatore, essa fu ricopiata e posta sotto questa porta, per salvaguardarne il ricordo in caso di ulteriori distruzioni, mentre l'originale dell'epigrafe fu murato sotto l'arco superstite del Palazzo. Arco che fino alla seconda guerra mondiale era in Via Pescheria su una casa danneggiata dai bombardamenti aerei e quindi fu murato su un lato del vecchio Municipio, poi Pretura ed ora Museo Civico.
Per approfondimenti, vedansi i miei volumi e saggi tutti consultabili presso le biblioteche: Provinciale, del Museo Civico, dei Cappuccini dell'Immacolata e dell'Archivio di Stato, oltre che in altre della provincia di Foggia:
Chiudo questo intervento ribadendo il plauso all'iniziativa, ma attenti anche a non fantasticare troppo sul tema ed attenersi alla documentazione superstite, molte volte ignorata da autori che si sono interessati del Palazzo di Federico II, lasciandosi prendere più dal cuore e dall'amore per la nostra città che da una più attenta ricerca della documentazione e ricognizione dei luoghi.
Resto infine disponibile a rifare una conferenza multimediale sul Palazzo di Federico II di Svevia, argomento già oggetto di altre mie conferenze effettuate in passato presso il Museo Civico di Foggia.
Carmine de Leo
De Leo propone un incontro pubblico, e credo che l'idea vada accolta positivamente, sia per dare modo a quanti si stanno appassionando al tema di approfondire le loro conoscenze, sia per avviare una riflessione collettiva sulle strategie da mettere in campo per fare in modo che il sogno (pur con tutti i problemi messi in evidenza dallo stesso de Leo) possa essere realizzato. Ricordo che Lettere Meridiane ha lanciato una petizione sulla idea lanciata da Giovanni Cataleta: se ancora non l'avete sottoscritta, potete farlo cliccando qui.
Ecco il testo dell'intervento di de Leo.
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L'iniziativa è davvero lodevole e servirà a far parlare di Foggia in Italia non per omicidi e criminalità, ma anche per essere stata la residenza dell'imperatore Federico Ii di Svevia.Certamente non sarà facile ricostruire un palazzo di cui non abbiamo documenti dettagliati e, secondo il manoscritto del Longhi, vergato verso il Cinquecento, restò incompiuto e le mura già in piedi furono poi saccheggiate ed utilizzate come cava per altre costruzioni; ciò che restava fu poi distrutto da due terribili terremoti nel '500 e nel '700, tanto che, come ricorda un'iscrizione del XVI secolo murata sotto l'arco di Porta Grande: una volta ritrovata l'epigrafe di fondazione del palazzo con l'ordine dell'imperatore, essa fu ricopiata e posta sotto questa porta, per salvaguardarne il ricordo in caso di ulteriori distruzioni, mentre l'originale dell'epigrafe fu murato sotto l'arco superstite del Palazzo. Arco che fino alla seconda guerra mondiale era in Via Pescheria su una casa danneggiata dai bombardamenti aerei e quindi fu murato su un lato del vecchio Municipio, poi Pretura ed ora Museo Civico.
Per approfondimenti, vedansi i miei volumi e saggi tutti consultabili presso le biblioteche: Provinciale, del Museo Civico, dei Cappuccini dell'Immacolata e dell'Archivio di Stato, oltre che in altre della provincia di Foggia:
- C. de Leo - "Il Palazzo di Federico Ii di Svevia a Foggia. Pozzo Rotondo, l'Aquila e la Pianara", Foggia,1990 (con citazioni di fonti d'archivio , manoscritti e documenti) ed anche:
- C. de Leo "Il Palazzo di Federico II. Dalle testimonianze scritte alla ricognizione sul terreno", estratto da Foggia Medievale, Foggia,1996, pp. 165-175 con foto dei sotterranei e piante dei sotterranei e dei luoghi.
- "Nuove tracce e fonti del Palazzo di Federico II di Svevia a Foggia. Per la creazione di un parco letterario nell'area archeologica del palazzo dell'imperatore Federico II di Svevia a Foggia", Foggia, 2013.
Chiudo questo intervento ribadendo il plauso all'iniziativa, ma attenti anche a non fantasticare troppo sul tema ed attenersi alla documentazione superstite, molte volte ignorata da autori che si sono interessati del Palazzo di Federico II, lasciandosi prendere più dal cuore e dall'amore per la nostra città che da una più attenta ricerca della documentazione e ricognizione dei luoghi.
Resto infine disponibile a rifare una conferenza multimediale sul Palazzo di Federico II di Svevia, argomento già oggetto di altre mie conferenze effettuate in passato presso il Museo Civico di Foggia.
Carmine de Leo
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